Fibbialla

 

Fibbialla fra i castelli della Svizzera Pesciatina appare uno dei più isolati e depressi. La chiesa di San Michele, segnale di ingresso nel castello, è l'unico punto di riferimento nel suo sistema urbano, ora che sono scomparse le antiche fortificazioni. Attorno ad essa si organizza tutto il paese, che è costruito, al solito, su un terreno non pianeggiante ed anzi qui più ripido che altrove. A sinistra del retro della chiesa una piccola balconata è aperta, in posizione dominante, sui castelli più prossimi.

   Dal punto di vista storico, Fibbialla non appare al centro di episodi significativi, anche se è certamente un luogo molto antico. Lo stato delle ricerche attuali sulla Svizzera Pesciatina non consente di evincere alcuna notizia particolare riguardante il paese. Come castello di confine, anche Fibbialla si dovette trovare coinvolto in episodi di guerra, ma l'unica notizia che riguardi la sua partecipazione a scontri armati si riferisce a più tardi, al 1502.

   Fibbialla e Medicina, pur distinti come parrocchie almeno dalla fine del sec. XIV, costituirono un comune unico per lungo tempo, fino alla metà del XVII secolo. I primi statuti noti furono approvati dagli anziani lucchesi nel 1656. Sotto il controllo lucchese, e inserito nella comunità di Villa Basilica, il paese visse poi per lungo tempo fino al ricongiungimento del 1890 al comune di Pescia, sotto il quale ancora si trova.

   Oggi, decaduta l'economia agricola locale, scemata la popolazione, Fibbialla vive all'ombra di Pescia, senza più autonomia propria. Il borgo è ben tenuto, caratteristicamente pendente, irto di saliscendi e di stretti passaggi. Si organizza, in buona parte, su pendici basse rispetto alla chiesa, ma vi è anche una porzione di paese che sovrasta l'edificio sacro. L'abitato cessa quasi improvvisamente, a delimitare l'area del castello storico, che appare comunque privo di fortificazioni. Qualche resto di muraglia, nella parte più bassa, potrebbe essere riferito ad opere di difesa. I percorsi interni sono in parte lastricati, in parte acciottolati. Gli abitanti stabili, che naturalmente si conoscono tutti, sono attualmente meno di cinquanta; moltissime sono le case vuote. Tutto questo contrasta in modo stridente con la situazione di inizio secolo, che qualche anziano ancora ricorda: vi fu un anno, poco prima della grande guerra, in cui i militari di leva erano quaranta. Erano i tempi in cui il 7 agosto si festeggiava il patrono San Michele; la chiesa sembrava troppo piccola rispetto alla popolazione. Una leggenda che il paese ancora ricorda dice che il 7 agosto di un anno imprecisato, durante una grave epidemia, una statuetta della Madonna trovata nel bosco venne portata in chiesa, con risultati miracolosi; di qui la tradizione del festeggiamento. Dal punto di vista occupazionale, Fibbialla non offre niente: molti sono coloro che hanno dovuto piegarsi alla necessità di andare a lavorare all'estero; diversi abitanti del paese hanno messo a frutto in Germania la loro abilità nella costruzione di statuette di gesso. Pochi, invece, in una popolazione in cui l'età media si è molto alzata, sono i giovani in età di lavoro che trovano la loro occupazione a Pescia o poco distante. I castagneti che circondano il castello non sono più curati; ma la tradizione agricola è dura a morire, e nessuno rinuncia a coltivare per sé e per la famiglia un piccolo orticello. Fra le tradizioni ne ricordiamo una che i pochi abitanti tengono ancora tenacemente in vita, quella di cantare maggio; si è invece persa la memoria delle processioni religiose che attraversavano i boschi vicini al paese e le mulattiere che collegano Fibbialla a Medicina, scandite da margini ancora esistenti e da massi delimitanti la divisione delle parrocchie.

   L'unico edificio degno di nota è la chiesa di S. Michele; si tratta di un luogo sacro di origine antichissima; la dedica all'arcangelo Michele la fa ritenere di fondazione longobarda. I primi documenti che la menzionano risalgono al IX secolo; successivamente, è ricordata in un documento del 988, assieme al castello. Fu poi ingrandita e ricostruita in forme romaniche nel secolo XII e nel XV, quando i Fiorentini restituirono Fibbialla ai Lucchesi, prese probabilmente la forma e le dimensioni attuali. L'interno, a nave unica, ha una soffittatura a travicelli. Più di una tela merita menzione; molte si distinguono per un notevole arcaismo.

Fonte: Bettino Gerini, Francesco Salvi, La provincia di Pistoia, Etruria Editrice.

 

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