San Quirico

 

Paese di antiche origini e di notevole valore monumentale, San Quirico è uno dei castelli dell'alta Svizzera Pesciatina che meglio testimoniano dei valori storici ed ambientali della zona. Il paesaggio non si discosta da quello consueto di questi luoghi: si tratta in gran parte di castagneti e di olivi, che continuano a determinare forme e colori del paesaggio ma che hanno perso, qui come altrove, la loro funzione originaria a causa dell'abbandono dell'agricoltura. Tipica è anche la forma del borgo, con il consueto arroccamento sul colle: casomai è da notare che la chiesa ed il potente campanile non si trovano nella parte più elevata dell'abitato, ma piuttosto in basso. L'ampiezza del castello dà ancora l'idea dell'importanza che l'insediamento ebbe in epoca medievale, soprattutto per via della sua posizione di confine fra le sfere d'influenza fiorentina e lucchese.

   Nel catalogo delle chiese lucchesi del 1260 troviamo rammentata la chiesa di S. Quirico, insieme a quelle di Aramo, Sorana, Medicina, Lignana, Stiappa, Pontito e Lucchio; ma il primo documento che ne parla è molto più antico e risale all'anno 880. Già questo documento attesta dell'antichità dell'insediamento di S. Quirico, pur se non ci aiuta a ricostruire la storia del castello e non ci autorizza a fare supposizioni sull'esistenza, all'epoca, di una terra murata. E' probabile che l'incastellamento sia avvenuto in un secondo momento, dato che anche altri documenti, successivi a questo, riguardano sempre la sola chiesa. In una pergamena del 980, posteriore di un secolo esatto, si menziona S. Quirico, unica fra le filiali della pieve di Arriana, a proposito di una allivellazione effettuata dall'allora pievano.

   Nel 1407 la chiesa, con decreto vescovile del 28 febbraio, ebbe il privilegio del fonte battesimale; nel 1519, in seguito al distaccamento dalla diocesi di Lucca del piviere di Pescia, l'assetto ecclesiastico della zona venne a mutare, e la giurisdizione dell'antica pieve di Castelvecchio, che era stata compresa nei nuovi confini pesciatini, non incluse più la chiesa di S. Quirico. L'erezione in pieve di Medicina condusse poi a qualche problema, tanto che, verso la fine del XVI secolo, il vescovo dovette intervenire personalmente. Occorsero ancora molti anni, però, perché si giungesse all'erezione di S. Quirico in pieve: il decreto, firmato dal vescovo Calchi, porta la data del 1718, ed assegnò alla nuova pieve le filiali di Stiappa e Pontito.

   Quanto alla vita civile, le vicende di S. Quirico sono legate alla sua posizione di confine ed alle guerre che infuriarono nella zona lungo il medioevo. In particolare, il XIV secolo fu estremamente duro per S. Quirico e per i paesi vicini; il borgo, a causa dei fatti d'arme e delle carestie, si era ridotto ad una popolazione di venti abitanti, tanto che il governo lucchese decise di esentare dalle imposte per un periodo di dieci anni coloro che fossero andati a ripopolarlo. Contesi fra Fiorentini e Lucchesi, molti castelli della Valleriana caddero sotto il dominio di Firenze ai primi del secolo. Più tardi furono recuperati da Lucca e di nuovo si trovarono al centro di contese nel secolo successivo, allo scoppio della guerra fiorentino-lucchese del 1429, finché con l'atto di pace del 1442 furono riconquistati da Lucca diversi luoghi, fra i quali, oltre a Medicina, Aramo, Fibbialla, Stiappa e Pontito, figura anche S. Quirico. Fatti d'arme a carattere locale, ma non per questo meno cruenti, intanto si svolgevano fra gli abitanti di S. Quirico e quelli di Castelvecchio, a testimonianza di una rivalità e di un odio di cui ancora oggi non si sono del tutto perse le tracce.

    Al 1538, secondo alcune memorie dell'archivio parrocchiale, risale la costruzione delle mura castellane, ad opera del commissario Giuseppe Totti. Sul torrione, recante lo scudo con l'arme di S. Quirico, che era costituita da un cane e dal motto 'Libertas', venne anche apposta un'iscrizione, a ricordo delle nuove fortificazioni. La giornata del 22 luglio, in cui venne respinta l'incursione fiorentina, rimase memorabile e fu dichiarata festa paesana. Di fronte a simili incidenti, che si ripeterono anche nel secolo successivo i Lucchesi provvidero a rifornire periodicamente la fortezza di armi e munizioni, ed a farla ispezionare dai propri commissari, e questo stato d'allarme continuo cessò solo verso la metà del XVIII secolo.

   I secoli successivi non videro avvenimenti di rilievo; il paese godeva di una certa indipendenza, ed ebbe anche, come libera comunità, una organizzazione statutaria, datata 1612, che regolava i vari aspetti della vita comune, con particolare riguardo all'organizzazione del lavoro agricolo. Dopo l'unità d'Italia, il paese fu compreso amministrativamente nella comunità di Villa Basilica, e vi rimase fino al 1927; attualmente invece fa parte del comune di Pescia, che amministra tutta la Svizzera Pesciatina dopo la soppressione, nel 1929, di quello di Vellano. L'ultima drammatica pagina di storia che riguarda S. Quirico è del 1944. Il 17 agosto due ufficiali tedeschi di stanza nel paese vennero uccisi da un gruppo di altri ufficiali tedeschi che si erano uniti ai partigiani operanti a Medicina: secondo gli ordini di Kesserling, per ogni tedesco ucciso dovevano essere fucilati dieci uomini e così fu. I venti destinati ad essere uccisi, rastrellati in mattinata nei pressi di Pietrabuona, vennero fucilati fra le 17.30 e le 19 del 19 agosto.

   Oggi S. Quirico è un paese che conta circa trecento abitanti, una cifra modesta se paragonata alla punta massima, che era stata superiore ai mille, ma certo non tale da far parlare di abbandono. La ricostruzione delle abitazioni distrutte dai tedeschi è stata quasi totale e condotta, salvo qualche eccezione, in modo da rispettare i valori ambientali originari. Fino agli anni del boom economico il paese ha vissuto in un'economia estremamente chiusa, sostanzialmente improntata all'autoconsumo. La strada stessa, del resto, è cosa recente: fino al 1930 si doveva raggiungere a piedi il ponte di Sorana. L'occupazione attuale degli abitanti è prevalentemente nel settore industriale: siderurgia, concerie, le cartiere della valle. Notevole la tradizione della fabbricazione di statuette di gesso: era l'attività principale degli emigrati negli Stati Uniti.

   Le sagre più significative riguardano i prodotti locali tradizionali: quella dei necci, che si svolge in marzo,  e quella dei funghi fritti, in ottobre. Fra le tradizioni paesane, significativa quella di una festa campestre che si tiene ogni anno, la prima domenica di settembre, alla Madonna del Tamburino. E' questa una chiesetta fuori dal paese che fu costruita nel XVII secolo da un eremita: il pranzo della festa si conclude proprio nell'abitazione dell'eremita.

   La forma di S. Quirico è, come abbiamo detto, quella tipica; qualche tratto delle mura è ancora visibile a sud, nei pressi della chiesa; resti di torri ottagonali si trovano nell'attuale orto della canonica, e la loro forma dimostra che si tratta di torri del XIV secolo, visto che quelle tonde sono posteriori. La rocca si trovava, come di consueto, nella parte più alta del paese, dove si trovava anche l'abitazione del capitano, ed alcuni avanzi se ne possono ancora vedere nella cantina e nel muro esterno di una casa di civile abitazione. A proposito di fortificazioni, va segnalata la presenza antica, fuori dal paese, di un castrum romano, non lontano dall'Oratorio della Madonna del Soccorso, in una località chiamata Castrognano, dove sono stati anche trovati reperti di ceramica. Più lontano, sulla cima del Battifolle, si trovano ancora i ruderi di un antico fortilizio medievale di avvistamento costruito dai Fiorentini dopo il 1339. Delle porte, che sono posteriori al tratto di mura ancora esistente nell'orto del pievano, due sono ancora visibili, ed in particolare quella che si trova poco sotto la piazza principale. Una seconda cinta muraria, della quale restano avanzi più estesi, proseguiva il percorso della prima cinta: fu edificata nel XVI secolo.

   L'edificio della pieve non ha più oggi le caratteristiche originarie: di romanico è rimasta solo una parte della facciata, con la sua antica pietra in vista. Restauri furono effettuati prima della seconda guerra mondiale ad opera del pievano Del Chiaro, che isolò anche il campanile quattrocentesco dalla chiesa, facendo trasportare all'interno il battistero che fungeva da congiunzione e restaurando la sommità della torre campanaria, che ora appare merlata. In seguito a questi lavori il campanile fu dichiarato monumento nazionale.

   All'interno, quasi tutti gli altari hanno un qualche interesse. Notevole il Crocifisso in legno policromo, da poco restaurato; un'opera significativa del pieno XVII secolo. Il fonte battesimale in pietra serena scolpita che si trovava fuori dalle chiesa, una bella opera databile XVI secolo, si trova ora sulla parete destra. Molto importante poi è una statua raffigurante Cristo morto, conservata in un locale annesso alla chiesa e considerata l'opera di maggior rilievo di San Quirico. L'architrave in pietra serena datato 1572 a sinistra dell'abside documenta la costruzione dell'oratorio dedicato a S. Rocco e Sebastiano; il portale della canonica con la data 1597 testimonia delle ristrutturazioni subite in quel periodo dal complesso.

   A S. Quirico c'era una vita religiosa molto articolata, di cui fanno fede le numerose confraternite; quella dell'Immacolata Concezione, eretta nel 1589, che prese posto nell'ampio Oratorio a tre navi davanti alla chiesa; quella di S. Maria Maddalena, costituitasi in seguito alla vittoriosa resistenza contro i Fiorentini, con oratorio a destra della chiesa; e quella dei Santi Rocco e Sebastiano.

   Notevoli sono infine anche gli arredi viari, portali e architravi datate, come interessante è anche la fonte della piazza, nonostante le trasformazioni subite ed i danni gravissimi riportati nel 1944.

Fonte: Bettino Gerini, Francesco Salvi, La provincia di Pistoia, Etruria Editrice.

 

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